Veronica Bordacchini & Francesco Ferrini – Fleshgod Apocalypse [ITALIAN VERSION]

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Intervista di Arianna G.

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Pura eccellenza italiana. Questi i tre aggettivi che potrebbero meglio descrivere i Fleshgod Apocalypse. La band, fresca di pubblicazione dell’ultimo album, “King”, sta guadagnando sempre più velocemente consensi da ogni parte del mondo, raggiungendo in pochi step ciò che molti gruppi odierni difficilmente riuscirebbero a raggiungere in così poco tempo. In occasione del tour italiano che si snoderà per ben tredici date distribuite in tutto il paese, abbiamo avuto la possibilità di scambiare due piacevoli e divertenti chiacchiere con due dei preziosi elementi della band, il soprano drammatico Veronica Bordacchini e il maestro Francesco Ferrini, i quali, tra una battuta e l’altra per smorzare la lunga attesa prima della loro performance, ci hanno raccontato che cosa rappresenta questo nuovo disco, svelandoci in anteprima persino qualche chicca inerente ai prossimi progetti.

Ciao Veronica e benvenuta su Femme Metal. Come stai? Siete belli carichi per questo nuovo tour?

Veronica: Ciao, grazie. Sto così e così, a parte questa umidità che non sta aiutando… Scherzo! Va bene, va bene. Siamo in tour in Italia, finalmente, dopo un tour europeo e un tour di festival che è andato molto, molto bene perché abbiamo fatto l’Hellfest, Graspop, Rock Harz… ce ne erano tantissimi in Germania, abbiamo fatto il Vagos in Portogallo. I Fleshgod vanno, fortunatamente stiamo crescendo e siamo molto, molto contenti.

L’estate è già finita da ormai un mese. Avete avuto una stagione bella piena suddivisa tra i maggiori festival europei tra cui MetalDays e Hellfest, avete partecipato al Rock Harz, al Dong Open ecc. È stata una stagione impegnativa. Al momento vi siete imbarcati in un mini tour italiano che prevede ben 13 date. Come stanno procedendo le cose?

Veronica: Abbiamo dodici date, non sono molto ferrata in questo ma questo perché me le dimentico sempre. Allora, abbiamo già fatto, tra le più importanti, quella a Perugia, dove abbiamo girato il video, dove abbiamo giocato in casa. Abbiamo fatto Firenze, che era la prima data del tour, a Calenzano, abbiamo fatto Napoli, Roma.

C’è stata Modena

Veronica: Modena… Sai cosa? La prima data ufficiale del tour era Calenzano, Modena è arrivata prima perché era un festival, era l’ultima data della stagione dei festival e rientrava nella prima della stagione del tour italiano vero e proprio. Ora abbiamo ancora Foggia, Pescara, non te le dico in ordine perché non me le ricordo… Udine, Pescara, Foggia (che è stata spostata, perché prima la data era segnata a Bari) che saranno il prossimo weekend, da giovedì, mentre il prossimo saremo a Udine, San Donà e Torino. Ecco! E niente, come si dice in inglese, “so far, so good”. Sta andando bene.

La stanchezza inizia a farsi sentire?

Veronica: La stanchezza si fa sentire, la mia voce – e lo puoi sentire – è un po’ afona, perché abbiamo sentito un po’ freddo. A Napoli l’altro ieri era praticamente estate, ieri eravamo a Roma, è andata molto, molto bene. Personalmente questo tipo di tour così è un po’ più stancante rispetto ad un tour di 30 giorni, uno dietro l’altro, perché non hai modo di prendere il ritmo. Torni a casa dopo 3 giorni, poi riparti per tre giorni, torni poi riprendi, etc… Solitamente, quando si fanno i tour di mesi interi, anche con un clima avverso, ci si trova bene, anche se la prima settimana è un po’ più dura, però poi si va e si carbura subito.

Attualmente come dicevo poco fa siete in tour per la promozione di “King”. A distanza di così tanti mesi, che tipo di valutazione potete fare del disco? Sappiamo che è stato ben accettato sia dal pubblico che dalla critica.

Veronica: La risposta c’è, soprattutto a livello italiano, sta andando sempre meglio da quello che noi possiamo constatare e non solo in termini di numero, poiché la gente che viene a vederci ci scrive, ci incontra. Tra l’altro, un po’ di tempo fa ci ha scritto la Nuclear Blast dicendoci che la vendita sta andando meglio del previsto. La risposta c’è, siamo molto, molto soddisfatti e contenti. I fan stanno apprezzando molto, probabilmente è un disco molto più immediato rispetto all’altro, quindi la gente comincia a capirlo, forse giusto ora stanno cominciando a capire “Labyrinth” e allo stesso tempo capiscono anche “King”, visto che non l’ha capito nessuno (risate, ndr). A parer mio personale, credo che sia un po’ più immediato quindi la gente l’ha apprezzato; ovviamente a chi piaceva, a chi piace e chi è predisposto al disco lo ha apprezzato fin da subito. Ecco! E di questo, ovviamente, me ne compiaccio!

“King”. Un titolo diretto, un altro concept. Questa volta avete voluto basare la vostra storia su una corte immaginaria e ogni pezzo dell’album parla di un personaggio. Ciascun personaggio interagisce con tutti i soggetti della storia. Grazie al vostro singolo, “Cold As Perfection”, abbiamo conosciuto la regina, con “The Fool” abbiamo conosciuto il giullare, ma il re?

Veronica: Bella domanda. Sinceramente, a livello di composizione, di testi e di storyboard, Tommaso è quello che cura tutto, quindi posso passare la domanda?

Vuoi rispondere tu, caro Ferrini?

Veronica: In verità le cose le so, ma non vorrei dire cose sbagliate.

Francesco: Il Re rappresenta l’attaccamento a dei vecchi, sani valori, dei sani principi: il coraggio, la nobiltà d’animo, l’integrità morale… tutte cose che vengono minate da altri personaggi. Ognuno rappresenta caratteristiche particolari, perlopiù negative, dell’animo umano. C’è il ministro della guerra, il vescovo, il giullare, la regina, le meretrici, alcuni che cercano di insidiare il suo potere, mentre altri si intrecciano con la sua storia, portando avanti, però, delle storie parallele.

Veronica,in molti hanno imparato a conoscere la tua voce da “Agony” in poi. Che cosa ci puoi dire del tuo lavoro svolto in “King”?

Veronica: Sono tostissime, soprattutto ora che inizieranno a suonare e sarà tosta (l’intervista si è svolta durante il soundcheck dei The Burning Dogma, ndr). Le parti vocali sono state tostissime, però vorrei dire questo: ho letto moltissimi commenti di persone che si improvvisano insegnanti, alcune di loro hanno scritto di me che il mio registro non è mio, che si sente ecc… Io vorrei dire a tutti che esistono i sovra-acuti, che è come se fosse praticamente un altro registro! Io ce l’ho, in realtà ce l’hanno tutti, ma ovviamente più alto è il tuo registro, più sono altri i sovra-acuti, detta proprio maccheronica! Io sono un soprano drammatico e, come ti dicevo, le parti vocali sono state tostissime, ma ce l’ho fatta! Tra l’altro, il carissimo Cinghio (Marco Mastrobuono, ndr) – e questa va assolutamente detta – mi ha soprannominata “Otaria Turunen” perché ogni tanto mi venivano questi suoni (Veronica imita un’otaria, ndr), soprattutto in “Paramour (Die Leidenschaft bringt Leiden)”, dove c’è un monologo, un recitato tostissimo. È stato veramente tosto, quello che canto in tedesco.

Il prossimo disco sarà tutto in tedesco, Ferrini?

Francesco: Non so di che cosa state parlando. A me hanno detto di trovare una poesia in tedesco, sono andato su Google, l’ho cercata e poi l’ho musicata!

Quale è stata la parte più difficile della composizione del disco?

Veronica: Tutto!

Francesco: Francesco Paoli! No scherzo! La parte più difficile è stata cercare di trovare nuove formule senza ripetersi troppo, cercare di reinventarsi e proporre qualcosa di nuovo senza uscire troppo dallo schema, senza proporre le solite soluzioni. Cercare qualcosa di diverso, che però suonasse comunque come suoniamo noi.

Veronica: Fare nostro qualcosa di nuovo.

Francesco: Esatto. Puoi scrivere solo questa parola: reinventarsi.

Oggi ci troviamo a Pinarella, in Romagna. Avevate già avuto modo di suonare qui?

Francesco: Si.

Veronica: Sì, ma noi non eravamo con loro. I Fleshgod hanno suonato con i Suffocation!

Francesco: Sì, con i Suffocation!

Veronica: Tra l’altro io c’ero quella sera, ma arrivai tardi e mi sono vista solo i Suffocation!

Francesco: Qua ho visto solo un concerto in vita mia e non era metal. Era una serata tipo rockabilly!

Prima menzionavo il King Italian Tour. Come mai vi siete spinti a proporre ben tredici date su tutto il territorio piuttosto che un paio di live sporadici?

Francesco: Io l’ho detto che tredici date portano sfiga!

Allora dobbiamo aggiungerne un’altra!

Veronica: O toglierne una! Non so, credo sia stata una scelta del promoter.

Francesco: Secondo me hanno detto: “Vogliamo farli diventare più popolari, quindi proponiamo…”.

Veronica: Certo, facciamo Gigione, Bagutti e Fleshgod Apocalypse.

A prescindere, deduco che le aspettative siano molto alte, poiché si sa, c’è sempre questa paura della scarsa partecipazione del pubblico…

Veronica: Diciamo che questo è un problema che non è solo nostro, non avviene solo qui a Pinarella. Ne stavamo parlando proprio qualche giorno fa. Credo che sia un problema generazionale. La gente, i ragazzi ormai non vogliono, non hanno voglia, preferiscono stare a casa. Io credo che non ci sia più la devozione alla musica come c’era una volta. Ti dico, io ho 28 anni e ho cominciato ad andare ai concerti che ne avevo 15, quindi parliamo già di 13 anni fa. Io mi ricordo che, anche per venire a Pinarella di Cervia, avevo un amico con la macchina e si prendeva sempre il treno perché, poverino, non lo si poteva sfruttare sempre questo povero cristo, come si dice da noi. Si prendeva il sacco a pelo ed in estate si dormiva in stazione, in pineta e si tornava a casa il giorno dopo tranquillamente. Ora io non vedo gente che lo fa, a parte che se ti metti a dormire ora in stazione… Non ti metti a dormire in stazione adesso! Ti ritrovi in mutande, se te le lasciano! È cambiato tutto e un po’ mi dispiace, ma non tanto perché non vengo a sentire me, più che altro per gli altri. È la mentalità che, purtroppo, è così…

Parlando di audience, avete mai notato grosse differenze tra il pubblico americano e il pubblico italiano? Se sì, in che cosa si differenziano?

Veronica: Mi dispiace dirlo, perché è per una webzine italiana e il pubblico è italiano, mi dispiace ma in America siamo cresciuti molto più in fretta. Là c’è ancora – e non voglio dire che sono arretrati – gente che fa i chilometri, a parte che l’America è comunque enorme, e devi comunque spostarti per vedere i concerti… Gli americani vanno, c’è molta, molta meno crisi rispetto a noi, anche se il dollaro sta scendendo un po’… Loro prendono, hanno un budget di cento dollari, 30 li mettono per la macchina, 20 per il biglietto e con il resto comprano. Comprano almeno una maglietta, almeno un gadget a persona lo vendiamo. Io mi ricordo quando facevo il merch i primi anni per i Fleshgod, mi ricordo che un ragazzo venne, comprò il CD e ci disse che aveva già acquistato il CD e le magliette, ma ne voleva prendere un’altra copia perché voleva darci il suo supporto. Il mercato è molto diverso, ma questo dipende anche dal pacchetto, dal tour… Ovviamente con gli Epica si spera che vada molto meglio. i locali, le venue sono molto grandi, sono grandissimi, sono belle. Le capacities sono triplicate rispetto a questo. Tra l’altro noi abbiamo già fatto un tour da headliner in America, il nostro primo tour da headliner, da poco, qualche mese fa. È andato benissimo, abbiamo quasi fatto sempre soldout e i locali non erano nemmeno piccoli, perché al Grand Mercy di New York abbiamo fatto soldout con 600 persone…

Francesco: Era quasi soldout!

Veronica: Sì, mancavano 20 biglietti, mi sembra! Era in pieno centro a New York e mi sembra che lo stesso giorno suonassero i Cradle of Filth. Ah no, quello era a San Francisco. Anche lì abbiamo fatto quasi soldout.

Francesco: Due grossi tour, nella stessa città, la stessa sera!

Veronica: Sì, ci vedevi tutti così mogi… ed invece era pieno! Tornando a noi, c’è gente disposta a muoversi in America. In Italia – e ne parlavamo anche l’altro ieri – è proprio un problema a livello generazionale, la gente non si muove più perché vuoi che qua c’è più crisi e quindi la gente non ha voglia di spendere soldi…

Francesco: In America sono più spendaccioni, più entusiasti, più attenti all’underground. Se vengono i Metallica è “Ah, ok”, se vengono i Maiden è “Ah, che figata”, vengono i Fleshgod, ma non solo noi eh, magari anche gruppi più grossi e hanno numeri più piccoli qua in Italia. Magari i gruppi che fanno cinquecento, mille persone fuori, in Germania, qua fanno la metà.

Veronica: 150? 200?

Francesco: E infatti abbiamo questo triste nomignolo, ci chiamano “Shitaly”. Quando il tour passa per l’Italia… eh! Stasera non si vende il merch, il catering fa schifo in certi posti, i promoter fanno cagare…

Veronica: C’è un po’ di pressapochismo eh, soprattutto nei confronti delle band straniere da parte dei promoter italiani. Noi abbiamo lavorato con tanta gente che è venuta in Italia e ci ha detto: “Oh che bella l’Italia. Peccato, però, che ogni volta che suonavamo là faceva schifo tutto”. A noi poi dispiace, perché poi quando abbiamo suonato a Napoli, abbiamo mangiato tantissimo e sto ancora male! Abbiamo mangiato benissimo, ci hanno trattato benissimo. Con questo non voglio dire che se fossero stati i Ne Obliviscaris o i Cradle of Filth o chi per loro li avrebbero trattati in maniera peggiore. Ovviamente cambia da persona a persona, ma in media, purtroppo, se sei un gruppo italiano sai a cosa vai incontro, quindi loro cercano di cucinare un po’ meglio, hai capito? Magari vanno proprio al risparmio con i gruppi che vengono da fuori proprio perché dicono: “No, va beh, gli facciamo un piatto di pasta in bianco, cazzo gliene frega”. Questo, però, in generale, credo sia una linea di pensiero del pressapochismo che c’è in generale. Non so, non sono mai stata all’interno della crew di un concerto degli Iron Maiden per vedere a quei livelli che cosa succede, però penso che a quei livelli succeda che arrivi il tour manager e dica: “ok, la pasta con il pomodoro non ha il basilico sopra? Allora la band non suona. È stato un piacere, andiamo via. Sarebbe stato una figata, mi dispiace!”, “Ah non c’è il parmigiano? Guarda sarebbe stato figo suonare qui stasera. Ciao eh, grazie del cachet”. No ovviamente sto parlando di estremi, anche scherzandoci su, però finora ci è andata bene con i tour italiani.

Pochi giorni fa avete riservato ai vostri fan perugini una grossa sorpresa: avete, infatti, registrato un video live in diretta. Perché la scelta di fare una cosa del genere “giocando in casa”?

Veronica: Ancora no comment, perché non possiamo svelare nulla, però il fatto di aver registrato un video – e questo c’era anche sulla locandina – non si sa quale sarà…

Francesco: Non si sa per quale canzone.

Veronica: Non uscirà tanto in là eh, perché comunque lo abbiamo fatto. Mah, vedremo!

A proposito di live, avete in cantiere il progetto di registrare un ipotetico DVD?

Francesco: No, no, assolutamente no! Solo videoclip!

Veronica: E’ un DVD di un pezzo, ahahahah. Se vuoi te lo mettiamo in DVD e te lo portiamo. Facciamo un DVD di un’ora, sai no, dieci ore di quello che avvita la penna (Veronica si riferisce al personaggio dell’avvocato George de “Gli Aristogatti”, ndr).

Francesco: Eh, mi hai fatto venire voglia di guardarlo.

Veronica: Lo guarderemo per dieci ore.

E per quel che riguardano i piani futuri? Cosa c’è in ballo ora per la band?

Veronica: Sì, abbiamo il tour da headliner, poi ci sono cose che so, ma non so se posso dirle o meno! Ovviamente, tornando seri, ci sarà il tour con gli Epica e sarà una ficata pazzesca. Tra l’altro, nel tour americano, ci saranno delle date, delle “off date”, che faremo da headliner.

Francesco: Sì, avremo queste date in quanto non saremo solo di supporto agli Epica. Le faremo nei giorni in cui loro si riposano.

Veronica: Ecco, noi no, perché il tempo è denaro, soprattutto quello! In seguito avremo il tour europeo headliner con i Carach Angren e i Nightland. Quest’ultimi saranno qui presenti questa sera per supportarci e a sopportarci! Per ora abbiamo questo, non c’è altro di confermato.

Francesco: Ci sono altre cose nell’aria, che però non ti dirò!

Veronica: Possiamo dire che se queste cose andranno in porto, saranno solo che belle notizie! Per ora di confermato e strafigo c’è solo questo per il 2017. Partiremo il 7 gennaio, il giorno dopo l’Epifania.

Quindi rimaniamo in attesa di maggiori sviluppi. Ok, ragazzi, vi ringrazio per la divertente chiacchierata e a voi le parole finali!

Veronica: Io ringrazio voi per questa intervista e ci vediamo presto ovunque vogliate venire a vederci!

Francesco: Posso dire una cosa? Sono Francesco, mi piace tanto leggere e il mio tallone da killer sono le doppie punte. Io lavoro presso me stesso, ho studiato presso l’Università della vita. Mi è servito tantissimo.

Veronica: Ma quella specializzazione presso l’università del metal l’hai fatta?

Francesco: No. Volevo salutare tutti i miei idoli, gli Aqua, i Roxette, Zucchero Fornaciari e Oliver Palotai.. e finisco qua perché la band sta per iniziare a suonare!

 

 

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