EB – Intervista con l’artista

EB, in arte Elisa Bianchi, é una giovanissima ma talentuosa cantautrice indie. L’artista comasca con base a Londra ha recentemente pubblicato via B District Music il promettente EP di debutto “Goodbye Baby”. Per saperne di piú abbiamo fatto una chiaccherata con lei al riguardo. Enjoy!
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Intervista di Miriam Cadoni

EB, in arte Elisa Bianchi, é una giovanissima ma talentuosa cantautrice indie. L’artista comasca con base a Londra ha recentemente pubblicato via B District Music il promettente EP di debutto “Goodbye Baby”. Per saperne di piú abbiamo fatto una chiaccherata con lei al riguardo. Enjoy!

Ciao Elisa, benvenuta su Femme Metal Webzine. Come stai? E come ti stai organizzando in questo periodo un po’ particolare?

In questi ultimi tempi sto imparando ad alternare il “vivere alla giornata” con il pianificare progetti ben più lontani ed importanti. Londra è la mia città.

Svegliarsi la mattina e realizzare di trovarmi qui è abbastanza per ispirarmi a creare tanto. Mi sento al posto giusto.. che sia anche il momento giusto?

Il 12 Marzo hai pubblicato l’EP di debutto “Goodbye Baby” via Bagana Music – B District. Cosa si dovrebbero aspettare i tuoi ascoltatori? E cosa mi puoi dire riguardo la sua produzione?

“Goodbye Baby” è un EP innocente, ma potente. Dolce, ma potente. A mio parere, questi pezzi dicono tanto con poco. Dicono dell’amore per una persona, come per una città. E poi raccontano del dolore che si prova a vedere qualcuno cadere, e non rialzarsi più. Al suo interno vengono riassunte pagine e pagine di diari, appunti sui quaderni di scuola, lettere di addio.

Dentro vedi l’innocenza di una quindicenne che a 16 è andata in studio, a 18 ha finito di registrare un EP. E poi, è partita per Londra, in piena epidemia, che è un fattore da non sottovalutare. Non ho perso amici perché sono partita, ma per la situazione COVID.

E le registrazioni dell’EP sono state ovviamente rallentate da tutto ciò, anche se forse è stato meglio così. In questo modo ho potuto terminare le registrazioni all’ultimo, la settimana prima della partenza. In qualche modo, aver coscienza di aver registrato quella strofa in quel particolare momento/periodo mi fa un certo effetto. E certo ha determinato un sound rispetto ad un altro.

“Dance with Me” e “Winston Blue” sono i due singoli che hai scelto per introdurre l’EP “Goodbye Baby”. Cosa ci puoi dire riguardo le lyrics di queste due canzoni? Inoltre, come queste due canzoni sono correlate con il resto dele canzoni presenti?

“Dance With Me” e “Winston Blue” stanno agli antipodi, ed è per questo che le ho scelte come singoli. La prima è una ballata, molto semplice, ma allo stesso modo potente. Una richiesta semplice, innocente, un reminder che forse la morte è già abbastanza come oggetto di preoccupazione.

Il resto, gli impegni…i progetti che vanno male…il lavoro..forse dovrebbero starci un po’ meno a cuore, o no? Forse l’essere umano si è complicato la vita da sola, quando, al contrario, è naturalmente portato ad amare, ballare and that’s it.

Al contrario, “Winston Blue” è un reminder a fare attenzione. Fare attenzione a non dimenticarsi un’altra verità che sento di aver dimenticato per troppo tempo: “le persone sono essenziali, ma non indispensabili”.

L’amore non è amore se la tua esistenza dipende dall’oggetto di adorazione. L’amore non è amore se non è circondato da sacrifici, rinunce a qualsiasi impedimento gli si presenti davanti. Quindi si, il primo singolo ti ricorda di respirare, amare di piú. Nel mentre, il secondo ti ferma prima di esagerare.

Gli altri pezzi poi sono tematiche meno ampie nel mio disegno dell’EP. “Barman” e “Can You Stay?”, in particolare, dimostrano la varietà della mia musica. E poi ricordano al mio pubblico che non sono solo una bella voce femminile come altre.

Invece, che cosa ci puoi dire riguardo la tua formazione musicale? Come é iniziata la tua avventura artistica?

E’ iniziato tutto con un concerto di musica classica. Immagina di assistere ad un concerto alla Scala di Milano a 5 anni. Quella ero io, davanti ad un primo violino che mi stava facendo venir voglia di urlare, piangere. Ho iniziato a prendere lezioni di violino a 6 anni, di mia iniziativa.

Mia mamma mi suonava la chitarra classica tutte le sere. Poi, sono momenti sacri che ti formano, ti rendono indistruttibile. E questo perché sono quei momenti che mi hanno permesso di provare la passione, unica compagna di viaggio che non mi abbandonerà mai.

In seguito, a 15 anni, al liceo, ho preso in mano una chitarra ed ho strimpellato due accordi e un testo semplice. Volevo solo scrivere una canzone per un ragazzo, in realtà. Dopo averla scritta, però, non mi bastava, ne volevo di più. Dopo aver visto due film come “I’m Not There” e “Bound for Glory“, beh lì ormai ero persa, dannata. Mi ricordo il giorno in cui ho detto ai miei : “io finisco il liceo, ok, ma poi vado a New York, ok?”.

Come ho menzionato prima, il tuo EP si chiama “Goodbye Baby”. Anche se, é un titolo molto corto, il suo significato implica e ha un’ importante rilevanza. Alla fine, qual é il significato che attribuisci a queste parole e perché?

E’ un addio, certo, ma dietro quelle due parole si nasconde molto altro. E’ un addio ad una persona amata, ad una città o ad una versione di me. Probabilmente tutti e tre, se devo essere completamente sincera. Ad una persona amata in primo luogo, ma questo è privato.

Ad una città, si, che è Como, la mia città natale, dove, sono sicura, non tornerò mai in senso definitivo. Semplicemente io non appartengo a nessuna città, ed è solo liberandomi dalle catene (per quanto possibile) che io mi sento più a mio agio.

Catene che poi non sono altro che pre-concetti, tradizioni, abitudini fisse. Non posso vivere dipendendo da tutto quel fardello. Infine, è un addio ad una versione di me, sí. Una me che voleva tanto, e sognava tanto, ma non sapeva bene come fare. Come fare a sparire veramente, dire addio ad una comoda realtá. Partire e lasciarsi ispirare da qualcosa di più grande.

“Goodbye Baby” rappresenta la crescita personale di un individuo durante una delle fasi piú importanti: la fase adolescenziale tra i 15 e i 19 anni. Quanto di tutto ció che hai descritto nell’album é autobiografico? Se sí, quanto é stato difficile esporsi in questa maniera?

L’EP è ovviamente autobiografico, nel senso che le emozioni che racconta io le ho vissute sulla mia pelle. Tuttavia, non mi ritengo una cantastorie, e dunque non è semplice capire cosa stia veramente dietro quelle emozioni. Lascio che il pubblico immagini, mentre io, ovviamente, mi ritrovo a rivivere quelle esperienze ogni volta che risuono i pezzi.

Che sia sola in una stanza o ad un concerto, è sempre un rivivere, riprovare quelle sensazioni. D’altro canto, però, sono grata a queste canzoni, perché hanno la capacità di risollevarmi, ricordarmi chi sono. Il fatto di condividerle con il mondo non fa che aumentare la loro già non trascurabile influenza sulla mia vita e la loro potenza.

Non le avrei mai condivise con nessuno, prima di ritenerle pronte, perfette. Il fatto che chiunque ora possa ascoltarle mi fa sentire fiera di me e di chi ci ha creduto, nient’altro.

L’ EP é stato prodotto da Alessio Senesi mentre é stato registrato, missato e masterizzato da Andrea Trepasso allo Studio Arte del Suono a Cantú, Como. Come sono nate le collaborazioni con Alessio ed Andrea? E da questa esperienza, cosa ne hai imparato?

Alessio mi conosce da quando ho 15 anni. Mi ha vista suonare con la mia seconda band a Como, nel suo locale, il Joshua Blues Club. Da lì mi ha promesso che mi avrebbe registrato un EP, perché le mie canzoni andavano assolutamente registrate. Ovviamente, a 15 anni non erano ancora pronte, ed io avevo ancora molto da migliorare. Alessio ha avuto la pazienza di aiutarmi nella mia crescita artistica e poi registrare un EP vero e proprio.

Mi ha vista crescere, e questi 5 pezzi sarebbero solo fogli appesi alle mura di camera mia, se non fosse per lui. Andrea Trapasso l’ho conosciuto più in là, verso dicembre 2020. Un periodo complicato tra gennaio e agosto 2021, in cui la tappa fissa per me era sempre il suo studio. Alcune volte andavo in studio e non gli rivolgevo uno sguardo, o mi incazzavo se un pezzo non mi veniva come volevo non mi sentivo al livello.

Con il tempo lavorare con Andrea è diventato un’opportunità per aprire gli occhi, non mollare, e capire che posso dare anche ben più di quel che credo. Lui stesso mi ha sempre detto quanto mi ha vista crescere, in quei pochi mesi. Il mio atteggiamento in studio ora è un’altra storia: è come se stessi combattendo tutta sola contro il mondo. E’ una battaglia solitaria. Si, è una battaglia, ma ora mi sento abbastanza forte da registrarla.

Considerando l’odierna situazione, cosa hai pianificato per il medio-lungo periodo?

Il futuro riserva sicuramente molte novità, in termini di pezzi nuovi, video, progetti. Direi ai miei ascoltatori di fare molta attenzione nei prossimi mesi, sicuramente. Più in generale, io, nella stesura dei pezzi, sto parlando tanto delle mie origini, ma con uno stile che rispecchia la me di adesso.

Le origini ci rendono unici, solo l’unico fattore, a mio parere. D’altro canto, EB non è solo una ragazza di Como partita per Londra. EB è un’artista che da 6 mesi vive a Londra: no, non dimenticherà mai le proprie origini, e ne parlerà ancora molto. Ma a suo modo.

Elisa, siamo quasi alla fine. Prima di tutto ti ringrazio per la tua disponibilitá. Poi, come da nostra tradizione, ti inviterei a salutare i tuoi fans e i nostri lettori. Grazie mille ancora.

Grazie a voi, alla prossima!

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